Il volume raccoglie il materiale, ampiamente curato e rielaborato, prodotto nel Convegno dedicato a "Amori, desideri, paure", organizzato a Padova il 12 aprile del 2003 da "Insight", associazione nata dall'iniziativa di alcuni psicologi di vario indirizzo con lo scopo di promuovere studi e ricerche in ambito psicologico che a partire dall'indagine delle antropologie sottese alle varie scuole psicologiche possano giungere, attraverso il metodo del dialogo interdisciplinare fra filosofìa, teologia e scienza psicologica ad una visione dell'uomo pluridimensionale e integrata.
L'idea di fondo che ha ispirato il Convegno è la convinzione che, per quanto diversi possano essere le forme e gli esiti, la tensione tra desiderio e paura costituisce una dialettica che segna in profondità la condizione umana e che, proprio per questo, si presta ad essere il terreno di un fecondo confronto tra orientamenti antropologici, psicologici e religiosi diversi. Nato a metà degli anni '90, il Gruppo sviluppa la sua ricerca attorno a due obiettivi: il primo, a carattere teorico e metodologico, è centrato sulla riflessione antropologica; il secondo, a carattere professionale e applicativo, è centrato sul confronto tra le strategie di valutazione diagnostica e di accompagnamento clinico praticate nei diversi contesti in cui lavorano i suoi membri.
Il quadro concettuale entro cui il Gruppo conduce la sua ricerca è dato dalla "antropologia interdisciplinare" ispirata, per quanto riguarda i presupposti di ordine fìlosofìco alla teoria della persona di B. Lonergan (B. Lonergan, L'intelligenza: studio sulla comprensione dell'esperienza, 1961) e per quanto riguarda i presupposti di ordine psicodinamico, alla teoria strutturale di R. Wylie (R. Wylie, The present status of self theory, 1968). In questa prospettiva la "dialettica di base" dell'esistenza personale è rintracciabile nella divisione strutturale dell'Io: la divisione tra la struttura formata dall'Io Ideale, rappresentato da ciò che la persona desidera essere o diventare, e la struttura formata dall'Io Attuale, rappresentato da ciò che la persona è realmente. È questa la dialettica tra le strutture dell'Io che, sulla scia di Lonergan e di Wylie viene nel contesto italiano, esplicitamente tematizzata da L. Rulla, fornendo un'originale teoria sia sotto il profilo strettamente psicologico-scientifìco che sotto il profilo antropologico e teologico. Al pensiero di L. Rulla e in particolare alla proposta della sua antropologia interdisciplinare si è direttamente ispirato il cammino di ricerca del Gruppo padovano.
La domanda che ha animato e anima questa ricerca e come la concreta pratica di psicologi possa interagire con il più ampio orizzonte simbolico entro cui tale pratica inevitabilmente si colloca. Una certa insistenza sul carattere scientifico della psicologia rischia di portare all'esclusione sistematica di ogni riflessione sulle connessioni tra psicologia e antropologia. Una certa "vulgata" sembra incoraggiare questi atteggiamenti: solo una radicale separazione sarebbe garanzia di scientificità II gruppo ritiene invece che ricercare la connessione tra psicologia e antropologia non è solo legittime, ma anche fruttuoso. Il presente volume, con il riferimento, già nello stesso titolo, alla dialettica desiderio e paure, e frutto ed espressione di questa prospettiva teorica. I saggi che il volume raccoglie si articolano in due parti: la prima intende spiegare il senso della dialettica desiderio e paure; la seconda applica questa dialettica a casi e contesti diversificati dell'attività terapeutica e più in generale della relazione di aiuto.
Nella prima parte, dopo il saggio di A. Arvalli, dedicata alla presentazione della teoria antropologica di M.L. Rulla, gli altri due saggi, uno dello stesso Arvalli e l'altro di G. Bonaccorso, tracciano una penetrante fenomenologia della tensione tra desiderio e paura. Assumendo come presupposto il fatto che si tratta di una tensione inevitabile, ciò che i due autori sostengono è, più precisamente, la sua dimensione specificamente umana. La loro critica al riguardo si rivolge nei confronti sia della concezione intellettualistica del soggetto ereditata dalla modernità, che ritiene l'incontro con la realtà completamente consumato nella conoscenza di essa; sia nei confronti di più recenti tentativi di ispirazione naturalistica, rivolti a ridurre la comprensione del desiderio al semplice livello di bisogno, con la conseguente negazione del suo carattere specificamente umano.
Contro questi approcci entrambi riduttivi, sulle tracce di una interpretazione della dimensione umana del desiderio, che va da Platone ad Aristotele, da Agostino a Lacan, i due autori, Bonaccorso in particolare, evidenziano la struttura simbolica del desiderio. E insieme la struttura intersoggettiva. Nella seconda parte si svolge un'articolata applicazione della polarità amori desideri, paure ad una serie di casi e contesti terapeutici, fornendo fecondi spunti per quanto riguarda la costruzione di un approccio più comprensivo dello sviluppo umano, condizione ineludibile di pratiche terapeutiche e relazioni di aiuto realmente sananti.
I contesti della pratica terapeutica in cui viene evocato il riferimento al perdonare e all'essere perdonati non sono pochi. Da un punto di vista psico-evolutivo la problematica del perdono incide su ognuna delle tappe evolutive, favorendo o condizionando la costruzione del sé. Da un punto di vista antropologico la problematica del perdono tocca tutti i livelli attorno ai quali si articola la costruzione del sé come persona: il livello intrapersonale, nella misura in cui perdonarsi vuol dire aprirsi a una verità più profonda di sé; il livello interpersonale, in quanto perdonare vuol dire accettare e integrare il limite nella storia delle proprie relazioni; il livello transpersonale, poiché la certezza di essere perdonati permette di ricominciare e non rimanere prigionieri delle proprie colpe.
Il testo raccoglie materiale prodotto all'interno del percorso formativo di recente organizzato da Insight a Padova. Il gruppo si è concentrato sulla tematica del perdono, dedicandosi in particolare ad approfondire la dialettica tra memoria, perdono e ricostruzione: «metafora guida di tale ricostruzione potrebbe essere la tecnica del grande ceramista nordamericano Rich Dillingham (1952-1994), i cui lavori sono espressamente rotti in innumerevoli frammenti e successivamente decorati a smalto prima di riunirli di nuovo, ricostruendo in questo modo l'intero non sminuito ma valorizzato dalla ragnatela delle crepe e delle cicatrici» (dall'Introduzione).
SommarioPremessa (A. Gentilini). I. Analisi teoriche. Sul perdonare: un cammino sempre difficile (A. Arvalli). Aspetti biblico-antropologici del ricordare e del perdonare (G. Bonaccorso). Il perdono oppure la riconciliazione? Riflessioni gruppo analitiche (F. Fasolo). Dalla memoria al perdono: quale terapia possibile per la ricostruzione della coppia (P. Terrin). II. Applicazioni psicoterapeutiche. Forza della memoria nel perdono: l'educazione alla resilienza (L. Salmaso). L'adolescente migrante: l'affido familiare tra ricostruzione e memoria (F. Milano). Fare memoria per ricostruire una nuova consapevolezza di sé (A. Castelliti). Conoscenza di sé, perdono e cambiamento (P. Da Borso).
Note sui curatoriAdriana Gentilini, psicologa clinica, esercita la libera professione e svolge attività di consulenza psicologica ed educativa nell'ambito delle comunità per minori.
Andrea Arvalli, psicologo e psicoterapeuta, è specializzato in teologia spirituale e psicologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma; svolge attività didattica e di formazione vocazionale.
Patrizia Terrin, psicologa e psicoterapeuta, è specializzata in gruppo analisi; lavora presso i consultori familiari dell'ULSS di Padova.